Tra le varie interpretazioni possibili, Comencini e Suso Cecchi D'Amico hanno scelto quella che in Pinocchio vede un eroe della libertà, disponibile a ogni richiamo dell'avventura e della fantasia contro le lezioni esplicite o occulte dei moralisti. Pur mantenendo il principio repressivo (ritrasformarlo in burattino ogni volta che non si comporta bene), il regista lo condanna più esplicitamente di Collodi, troppo legato alla morale filistea del suo tempo, e con un Pinocchio in carne e ossa mette meglio a fuoco il conflitto tra libertà (del bambino) e autorità (degli adulti).